mercoledì 28 agosto 2019

Pervinche-acquarello di Anna Marchi

 Vidi per la prima volta le pervinche , da piccola, nelle rovine del convento che anticamente affiancava la basilica romanica di Saccargia.  Nel verde cupo, tra i rovi e i sassi della ruina, spiccavano come stelle celesti e rosate. Da allora, le ho disegnate e dipinte molte volte.


Pervinca
So perché sempre ad un pensier di cielo
misterïoso il tuo pensier s'avvinca,
sì come stelo tu confondi a stelo,
vinca pervinca;

io ti coglieva sotto i vecchi tronchi
nella foresta d'un convento oscura,
o presso l'arche, tra vilucchi e bronchi,
lungo la mura.

Solo tra l'arche errava un cappuccino;
pareva spettro da quell'arche uscito,
bianco la barba e gli occhi d'un turchino
vuoto, infinito;

come il tuo fiore: e io credea vedere
occhi di cielo, dallo sguardo fiso,
più d'anacoreti, allo svoltar, tra nere
ombre, improvviso;

e il bosco alzava, al palpito del vento,
una confusa e morta salmodia,
mentre squillava, grave, dal convento
l'avemaria.