IL CICLO DELLE MADRI
Il ciclo delle Madri comincia a delinearsi nel mio lavoro pittorico dal 1991,
con Demetra, un torso femminile dipinto ad olio a tinte terrose, scuro, quasi
senza volto. A tutt'oggi continua a intrigarmi.
Dal ciclo delle "Madri"
Dal ciclo delle "Madri"
L'estasi del silenzio
(commento della professoressa Caterina Spiga nel catalogo della mostra
presso la Galleria Sottopiano di Cagliari )www.sandrogiordanoartgallery.com
Scorre la storia dell’arte catturati dalle opere di
Anna Marchi, autrice sassarese che, affermando ironicamente
di “giocare sul non finito” ci fa ricordare in guizzi repentini tanti esempi
insigni imprimendo immediati tocchi di virtuosismo. E’ il mito che viene dipinto
con una forte dose di freschezza e originalità. Queste opere sono un bagno in un
universo mitico e archetipico.
Un universo femminile in cui ogni presenza
vive una propria vita interiore in uno spazio dove volteggia, evapora solo il
colore. Lo spazio è colore in cui il disegno si distingue emanando con curve e
volute, sensazioni e stati di coscienza: E’ il colore unico affabulatore e
commentatore-intrattenitore che si “esibisce” in uno spazio in cui linee molto
spesso ampie tracciano sinuosità, rotondità di corpi che sprigionano energie
destinate a non esaurirsi mai perché emergenti dalla terra che genera,
inghiotte, assorbe, rigenera. Corpi muliebri che si concedono stati di abbandono
e attesa preludio speranzoso di infiniti ozi verso intimità assolute. Nelle
pennellate ardite, tese nella ricerca di cromatismi altrettanto inaspettati che
molto spesso offuscano i margini della figura con i loro effluvi come in un
hammam, il colore si fissa sulla carta come la porpora al tessuto.
Il colore
avvilupa come un peplo antico i contorni di queste figure e il cremisi, lo
scarlatto, il carminio di certe pennellate ricorda quel “colore del Sangue
coagulato, scuro alla luce riflessa e brillante in quella diretta” come ci fa
sapere Plinio per “il colore di Tiro”. Di notevole attrazione questo colore
ferrigno, traslucido, che ci ricorda gli sfondi di bellissimi cammei, aumenta il
suo fascino nel riportarci a quelle antiche tonalità rupestri e parietali il cui
vigore cromatico propone ancora robusti impatti mentali. Il colore è per Anna
Marchi la trasfigurazione pittorica di stati di coscienza intima e
paradigmatici: nella sua pastosità si ispessisce avvolgendo queste moderne
metope ieratiche, immote e inaccessibili in un alveo tellurico, grembo riparato
e appartato in cui non è dato udire neanche un sussurro. E’ un universo fatto di
matres o fantasmi delle madri -Mutter come gli oscuri esseri del Faust (come
preferisce suggerire l’autrice)-
"Madri .tempera su carta cm40x50
"Madri" tecnica mista cm 60x45
"estate gouache cm cm50x35
"Madri "acquerello cm40x60
Korai, muse maghe, eroine che fanno appello a quella fermezza e solidità
fatta anche di gesti estremi – come nella lirica e tragedia classica – che si
offre senza appetiti né richiami o allusioni a possibili soddisfazioni terrene e
carnali.
Un mondo femminile che nella composizione tendente alla circolarità
ascensionale ( le figure si dispongono sempre in cerchio ) vuole alludere ad un
ordine patriarcale in cui una luce crescente, decrescente e continuamente
rinnovantesi come quella lunare diventa motore vitale e pulsante di ogni
presenza e composizione. Sono di volta in volta questi fasci di luce,
provenienti da una fonte lontana, quasi sempre angolare e sullo sfondo, spesso
così radiosa da sembrare irreale, a richiamare quella della luna “Signore
archetipico delle acque, dell’umidità e della vegetazione, cioè di tutto ciò che
vive e cresce. E’ il Signore della vita psicobiologica e perciò del femminile
nella sua essenza archetipica, il cui rappresentante umano è la donna terrena… è
nutrimento e fertilità … meta centrale dell’umanità” *
L’Inno al dio-luna di
Ur, esprime l’altrettanta pluralità degli aspetti di quest’astro e d’altronde
chi di noi almeno qualche volta non ha sentito la forte attrazione da essa
suscitata o non ha subito l’incantesimo delle atmosfere emanate? Tutto ciò
risiede senz’altro nel suo essere “essenza archetipica”, nell’essere simbolo
della coscienza patriarcale, della Grande Madre.
Kore, Demetra … vogliono
ancora essere per Anna Marchi portavoci silenziose e possenti di quei richiami a
stati di fertilità, opulenza, forza generatrice.
Caterina Spiga
E.
Neuman in “La psicologia del femminile”
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Marchi